In questa sezione vi è una raccolta di pareri autorevoli che parlano del progetto e della sua validità sul piano pratico e psicologico.
Dott.ssa Elena Venturini
Criminologa
iscritta all’albo del CTU e all’albo dei periti
La società di oggi, moderna, multietnica e sempre più social, si trova a fronteggiare un fenomeno
spesso sottovalutato, considerato da molti superficiale, se non ignorato; quello delle molestie fisiche
o verbali, che possono avvenire in diversi locali, in particolare quelli notturni.
Le molestie fisiche o verbali, in generale, sono percepite da molte donne, da molto ad abbastanza
gravi, ma spesso non vengono né denunciati, né segnalati, per paura di essere additate o non
ascoltate.
Per questi motivi, il progetto “C’è Luisa?”, già attivo in alcuni paesi dell’Unione Europea, con
ottimi risultati, viene portato all’attenzione anche in Italia.
L’iniziativa, è volta, ad arginare il fenomeno delle molestie nei locali, soprattutto in quelli notturni,
dove una donna che si vede o si sente vittima, o semplicemente si trovi in momento di difficoltà,
possa chiedere aiuto in modo discreto e tempestivo, attivando un protocollo ed essere posta al
sicuro.
Dott. Alberto Longhi
psicologo e psicoterapeuta
autore di numerosi articoli sulla psicologia della vittima e dell’aggressore
Ritengo che sia un’ottima iniziativa sia dal punto di vista dell’intervento a tutela della vittima che da un punto di vista preventivo. A livello di intervento, il fatto di avere un codice condiviso tra vittima e personale di sicurezza è ottimale, perché permette alla vittima di “gettare un ancora di salvataggio” attraverso una procedura molto semplice, senza dover necessariamente dare spiegazioni complesse e sapendo di ricevere aiuto nell’immediato. D’altra parte il personale di sicurezza, adeguatamente formato, è in grado di accogliere la domanda di aiuto e di mettere la vittima in condizione di sicurezza nel modo più semplice e discreto possibile. Dal punto di vista preventivo, la diffusione dell’iniziativa significa diffondere nella cittadinanza la consapevolezza di una sempre maggiore sensibilità al problema della violenza di genere, che si traduce nella capacità di e accogliere, in primis nei locali, richieste di aiuto delle vittime, approntando strategie di intervento nell’immediato. Sapere che in un locale il personale è formato in modo specifico per accogliere prontamente eventuali richieste di aiuto da parte delle vittime potrebbe avere un effetto dissuadente rispetto all’intenzione di mettere in atto comportamenti molesti.